Il Progetto

RIPULITURA E CONSERVAZIONE DEL BOSCO DELL’ANTICO SITO MONASTICO DELL’ABBAZIA DI S.EUSTACHIO DI NERVESA DELLA BATTAGLIA

Nel Marzo del 2012 l’associazione storico culturale Battaglia del Solstizio è entrata a far parte di un importantissimo progetto, organizzato dal comune di Nervesa della Battaglia e dall’associazione ANA di Bavaria, riguardante la ripulitura e la conservazionedell’antico sito monastico dell’Abbazia di S.Eustachio di Nervesa della Battaglia.

Il progetto si è svolto in due tranche, la prima riguardante i lavori di selvicoltura e risistemazione dei sentieri esistenti all’interno dell’antico bosco di Monsignor Giovanni Della Casa adiacente al sito monastico, la seconda ha riguardato la ripulitura e la messa in sicurezza del sito stesso, in attesa di futuri lavori di ristrutturazione e valorizzazione della struttura.

STORIA DELL'ABBAZIA

Dopo i secoli oscuri dell’alto medioevo, Nervesa torna agli onori della cronaca nel 994 d.C. , quando il re germanico Ottone III, dona a Regimbaldo di Treviso ( quella che passerà poi alla storia come la famiglia dei Collalto), una serie di possedimenti nella Marca Trevigiana, riconoscendogli la sua indomita fedeltà in battaglia.

Negli anni a venire i Collalto, divenuti potenti feudatari locali, eressero un’abbazia proprio sulle fondazioni di una preesistente opera fortificata, forse di origine romana, costruita in posizione strategica per dominare la pianura sottostante ed il guado del Piave. Proprio attorno a questo sito poté svilupparsi, già in tempi remoti, l’antico borgo rurale di Nervesa, che divenne negli anni sempre più importante per quanto riguarda i traffici delle merci, sia su strade che lungo il fiume.

I Collalto erano come detto prima una potente famiglia di origine longobarda, che nel proprio feudo, il territorio Trevigiano, eressero castelli dappertutto, tra cui ricordiamo quello omonimo appunto, ora in rovina, e il più famoso di tutti quello di San Salvatore a Susegana parzialmente ricostruito dopo i tragici eventi bellici del primo conflitto mondiale. L’abbazia fu eretta attorno all’anno Mille per volere della contessa Gisla e suo figlio Rambaldo III e successivamente verso la fine del secolo, ottenne dal successore Rambaldo IV ricche donazioni, che seguirono poi ad una serie di numerosi privilegi ed esenzioni proprio da parte dei Papi, diventando così uno dei siti monastici di primaria importanza dal punto di vista politico e culturale dell’epoca.

Intorno all’anno 1521, per effetto di una Bolla del Papa Leone X, l’Abbazia divenne una prepositura della famiglia dei Collalto, fino al 1865 con il passaggio del titolo al Vescovo di Treviso. La quiete del bosco, e la favorevole coniugazione degli elementi naturali, avevano fatto del Montello e del suo sito monastico un luogo di meditazione e di ispirazione che attirava religiosi e letterati; fu proprio a cavallo tra il 1553 ed il 1555 che vi si stabilì Monsignor della Casa, e proprio qui vi trovò ispirazione per la stesura del suo Galateo, un manoscritto che racchiudeva le regole di costumatezza e buona creanza, ispirandosi all’ordine superiore del bosco e ricomponendo così il contrasto tra il quotidiano e l’ideale.

Il periodo di massimo splendore che aveva caratterizzato il sito Benedettino, iniziò a venir meno durante gli anni compresi tra la metà del XVIII secolo e la fine del XIX secolo, quando lotte intestine tra gli abati Benedettini e il Vescovado di Treviso, ne minarono la linfa vitale che aveva caratterizzato questo importante sito di preghiera e cultura.

L’inizio della fine avvenne durante il periodo napoleonico, qundo solo grazie all’intervento del tenace e combattivo Abate Vinciguerra, furono impediti i tentativi di soppressione della prepositura, furono però lo stesso compiuti atti di spoliazione dell’edificio e numerosi saccheggi, senza arrivare però alle catastrofiche conseguenze che colpirono altre istituzioni religiose della zona.

Le ultime vicende che riguardano la fine di questo storico sito monastico le incontriamo dalla metà dell’800 fino alla Grande Guerra; le infinite contese con il Vescovo di Treviso hanno portato alla soppressione di ogni diritto ecclesiastico e politico, contesa che si concluse definitivamente nel 1865, quando il Vescovo ottenne che l’Abbazia passasse agli ordini di Treviso, e Papa Pio IX, emise il definitivo decreto di secolarizzazione e soppressione del sito.

Alla fine del XIX secolo l’Abbazia versava in uno stato di totale abbandono e degrado; il luogo era abitato da contadini, ed il chiostro era adibito a rustico cortile e deposito attrezzi.

Durante il primo conflitto mondiale, l’Abbazia si trova nel bel mezzo dello scontro armato, dopo che le armate austro-tedesche hanno sfondato a Caporetto e di conseguenza il fronte si sposta sulla nuova linea Altipiani-Grappa-Piave.

Durante i primi mesi del 1918, quando le armate italiane vittoriose dopo la tremenda Battaglia d’Arresto si stabiliscono saldamente sul Montello, vengono fatti affluire in Italia numerosi contingenti di truppe alleate e proprio il sito abbaziale di Nervesa viene fatto presidiare da contingenti della Royal Artillery Britannica, i quali apprestano subito numerose opere campali come piazzole d’artiglieria, baracche per il ricovero dei soldati trincee e camminamenti di collegamento fra i vari comandi e le batterie sul campo.

Tutto questo fervore di lavori per fortificare la zona, però non sfugge all’osservazione degli austriaci appostati lungo la riva opposta del Piave, di conseguenza il sito verrà fatto segno più e più volte di numerose salve da parte dell’artiglieria austriaca che ne danneggerà irrimediabilmente le strutture.

16 Gennaio 1918, una testimonianza diretta di un fante presente nella zona:

“ Ora la rovina incombe al tempio solitario e solenne che reca ancora sulla facciata un vecchio affresco ed una parola dolce: Jesus. Fuori dalla chiesa sul sagrato festoni di viti mescolano le profane alle cose sacre; certo il vino offriva ugualmente il vino alla messa e alla mensa…

Il chiostro ricco di colonnati, di bifore e di trifore, ha nel mezzo la “vera del pozzo”, secondo il costume veneziano; la chiesa è già spoglia d’ogni arredo e gli inglesi in questo momento lavorano d’accetta per squarciare l’altare e farne legna da ardere “molto freddo Italia” dicono apropria giustificazione gli iconoclasti.

Dalle grandi finestre l’occhio spazia sul Piave azzurreggiante fra i bianchi isolotti e, oltre il Piave, sul castello di S.Salvatore, l’antica “testa di ponte” dei trevigiani contro i cenedesi. Più in la le pampinose colline di Conegliano, sfumanti nella nebbia; a valle gli spezzati ponti della Priula.

Ad un tratto il nemico tira sull’Abbazia. Non l’avesse mai fatto! Le batterie inglesi rispondono alla modesta provocazione con tale violenza ritmica e ostinata, che tutto il Montello ne trema. Signori austriaci non stuzzicate i nostri amici inglesi. Siamo intesi! “

Alla fine della guerra l’Abbazia di Nervesa versava in uno stato di quasi totale distruzione. I pochi muri e colonne dell’abside rimaste in piedi, vennero usate come cava per materiali edili da costruzione.

Rimangono al giorno d’oggi solo pochi ruderi, muti testimoni di vicende secolari di questo monastero, il quale fu uno dei più illustri nella storia politica e culturale della nostra terra; un luogo in cui silenzio e sacralità invitano ancora oggi alla meditazione e al ricordo di vecchi fasti che purtroppo forse noi uomini del ventunesimo secolo abbiamo perso.

I LAVORI DI RECUPERO DELL’ANTICO BOSCO DI MONSIGNOR GIOVANNI DELLA CASA

A ridosso dell’antico sentiero che da antistante il piazzale della chiesa parrocchiale di San G.Battista, conduce agli antichi ruderi dell’Abbazia di Nervesa, sorge quello che doveva essere conosciuto come l’antico bosco di Monsignor Della Casa, ovvero quella selva secolare dove il grande scrittore trovò ispirazione per la creazione della sua opera più spettacolare, il Galateo.

Al giorno d’oggi, di quella che fu la splendida selva del Montello, che cresceva rigogliosa attorno al sito monastico, ne rimane ben poco; la guerra prima e le incurie dell’uomo poi negli anni a venire, hanno decimato gli alberi secolari che si stagliavano verso il cielo, dando spazio alla proliferazione di numerose piante infestanti, tanto da renderne difficile anche il passaggio.

Il lavoro di ripulitura del bosco durò per diversi giorni, e non fu certo un’impresa facile, dato che il terreno su cui si andò ad operare era molto scosceso e attraversato da numerosi piccoli canali d’acqua, formati dalle piogge che degradano a valle.

Una volta ripulito dalle sterpaglie e dagli alberi pericolanti, con nostra grande sorpresa, fuoriuscirono dal terreno ormai sgombro, numerosi segni di triceramenti e postazioni per batterie d’artiglieria, muti testimoni di quello che fu il primo conflitto mondiale che sconvolse queste zone.

Il lavoro svolto, anche se faticoso, è stato piacevolissimo, perché il lavorare tutti assieme per un comune obiettivo di salvaguardia di un così importante sito storico, è stata una cosa molto gratificante, ed ogni momento di pausa si trasformava in una festa improvvisata tra amici.

Il bosco ora è ritornato al suo antico splendore, e grazie all’impegno preso dalla sezione ANA di Bavaria vi rimarrà anche in futuro, dando modo alle persone che volessero avventurarsi a visitare l’antica Abbazia di Nervesa, di godere di un po’ di pace e silenzio all’ombra degli alberi dell’antico bosco del Montello.