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Quando si parla di Grande guerra in provincia di Treviso si cita solo indirettamente papa  Benedetto XV mentre non si è approfondito il fatto che fosse legato  personalmente a un luogo colpito direttamente dal conflitto, come   Lancenigo di Villorba,  per via di sua sorella Giulia. Il cardinale Giacomo della Chiesa venne eletto Papa il 3 settembre 1914 cioè poche settimane dopo l’inizio del conflitto mondiale che dal 24 maggio 1915 avrebbe coinvolto anche l’Italia. Il pontefice  definì “un’inutile strage” la Grande guerra  e si prodigò per la pace, ma la sua voce cadde nel vuoto. Giacomo della Chiesa nacque nel 1854  a Pegli, una località  che  oggi è un quartiere di Genova. Era il terzo dei quatto figli di Giuseppe Della Chiesa  e di Giovanna dei marchesi Migliorati. Si trattava di una famiglia aristocratica con antenati che avevano già fatto la storia della Chiesa. Tra  antenati di suo padre  vi erano  a Berengario II d’Ivrea, effimero Re d’Italia dal 950 al 961 , e soprattutto a  Callisto II, papa dal 1119 al 1124. Anche la famiglia materna  aveva nel suo albero genealogico un pontefice : Innocenzo VII,  in carica dal 1404 al 1406. Nonostante questa tradizione famigliare il padre del futuro Benedetto XV scoraggiò la vocazione del figlio che poté iniziare il seminario solo dopo essersi laureato in giurisprudenza. Giacomo della Chiesa fece tutta la sua carriera all’interno della Curia Romana fino alla nomina ad arcivescovo di Bologna alla fine del 1907. Il 25 maggio 1915 viene infine creato cardinale da Pio X, il pontefice santo nativo di Riese. Qualche mese dopo papa Sarto sarebbe morto ed i cardinali avrebbero eletto papa Giacomo Dalla Chiesa. Sua sorella Giulia Della Chiesa intanto viveva da tempo a Lancenigo.  Aveva sposato il conte Angelo Persico grande possidente della zona. L’importante ecclesiastico  fu spesso loro ospite prima dell’elezione pontificia e in quei giorni di vacanza celebrò le  messe nella chiesa del paese. Da papa tentò di fermare il conflitto che sarebbe arrivato anche a casa di sua sorella. Dopo la rotta Caporetto il Lancenigo  divenne infatti  meta di profughi dalle aree  occupate al di là del Piave. Contemporaneamente arrivavano anche i militari del regio esercito italiano a presidiare la zona  .  La vita fu  scovolata dalle incursioni aeree e dai bombardamenti delle artiglierie nemiche. Molti edifici vennero occupati dai militari. Tra di essi vi era anche la canonica del parroco don Augusto Gasparin, detto “don Fulmine” per il suo carattere forte, che dovette convivere con i comandi. A Lancenigo regnava la miseria e quello che il prete nel suo diario  chiamava “disordine morale”: figli illegittimi sbornie e comportamenti non edificati da parte dei soldati a riposo.

Il sacerdote non conobbe mai personalmente il pontefice, ma certo aveva rapporti con  sua sorella e suo cognato. “Don Fulmine” era sorvegliato in quanto sospettato di disfattismo. E’ probabile che questi sospetti,che non porteranno a nessun provvedimento contro di lui,  fossero almeno in parte dovuti alla vicinanza alla sorella del pontefice.  Gli sforzi per la pace di Benedetto XV, dettati  forse anche dalla volontà di salvare l’impero austroungarico come grande potenza cattolica,   non erano apprezzati da nessuna delle potenze belligeranti.  Basti osservare che Il pontefice in  Francia fu  denunciato come “il papa crucco “, in Germania venne definito “il papa francese ” e  nel mostro Paese accesi nazionalisti arrivarono a chiamarlo “Maledetto XV”.